FOCUS ON… aumento accise ed IVA

Dall’inizio di Ottobre abbiamo assistito all’aumento dell’IVA a cui seguirà, nei prossimo giorni (già da domani) l’aumento delle accise.

Chiaramente per chi non appartiene a questo settore, si può pensare ad un fisiologico aumento della tassazione, regolarmente operato da anni. crollo-mercato-spiritsIn vero in questo caso siamo di fronte ad un problema ben più grave. A rischio c’è l’intero settore degli spirits. Non pensiamo solo ai distillati di importazione come il nostro caro Rum o come i Whisky, Cognac, ecc. , ma anche ai distillati “Made in Italy” come grappe, brandy e liquori.

Se facciamo due passi indietro nella storia e guardiamo al 2006, anno in cui ci fu l’ultimo rincaro delle accise, ci accorgeremo dai dati che questo corrisponde all’inizio di un calo fisiologico dei consumi ed al ridimensionamento dell’intero settore. Ed il 2006 non era certo un periodo di crisi, anzi al contrario era il momento di massimo splendore della nostra economia, che resse fino al 2008. Nonostante questo, il gettito nelle casse dell’erario, dato dalla tassazione di questo settore, nonostante gli aumenti del 2006, è progressivamente sceso, fino a registrare, grazie alla crisi del 2008 ed al successivo aumento dell’IVA al 21%, un crollo verticale nel 2012, anno in cui si raggiunse il minimo storico.

Ricordiamo che l’accisa è una tassa sull’alcool soggetta ad IVA. Il che vuol dire pagare una tassa su un’altra tassa. Quando entrambe le tasse aumentano, il prezzo dei prodotti incrementa notevolmente. Per ragionare in numeri, si calcola che da domani, su un litro di distillato bianco (grappa ad esempio) il peso della tassazione sarà di circa 10 euro.

acciseOra, in un settore già in calo e con un periodo economico non certo dei migliori, questi aumenti possono rappresentare il colpo di grazia e mettere in ginocchio molte aziende italiane, siano esse produttrici, importatrici, distributrici o comunque connesse al settore degli spirits. Il che significa anche una successiva chiusura di molte di queste aziende ed un nuovo “problema sociale” legato all’occupazione.

Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, e parlo da operatore di questo settore, ma di certo le premesse sono parecchio cupe.

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