Tasting rum by Leonardo Pinto

Bacardi carta blanca pre-Castro, degustazione

L’articolo di oggi riguarda il mio incontro sensoriale con una bottiglia a dir poco meravigliosa. Stiamo parlando di un rum bianco, un Bacardi Superior pre-castro, imbottigliato nella prima metà del secolo scorso nell’isola di Cuba, segnatamente a Santiago de Cuba, dalla distilleria Bacardi.


La bottiglia
bacardi-pre-castro_IM3492 La bottiglia in questione è stata tenuta in maniera eccelsa, anche se già aperta, per cui inevitabilmente ha perso un pò della sua forza e del suo bouquet.

Alla vista il distillato si presenta bianco-giallino con delle sospensioni. Classica bottiglia Bacardi con tappo in alluminio, ma da evidenziare la scritta sull’etichetta. Probabilmente fatta per il mercato europeo, oppure un imbottigliamento particolare, sta di fatto che l’etichetta recita Rhum Bacardi Superior al posto del classico Ron Bacardi Superior (mi informerò meglio sui dettagli di questa dizione, da alcune fonti pare che Bacardi negli anni 40/50 fosse il Ron più venduto nel mondo, soprattutto in America e in Francia, tant’è che non è difficile trovare in etichetta il nome RUM, prettamente legato all’esportazione negli stati di origine anglosassone, di conseguenza RHUM dovrebbe evidenziare un’etichetta creata per l’esportasione nei paesi francofoni), prodotta ed imbottigliata nello stabilimento di Santiago de Cuba da BACARDI Y C.IA ed importata in Italia da WAX & VITALE.

Al naso si trovano leggere note erbacee ed un pizzico di speziatura su un letto morbidissimo di succo di canna da zucchero e miele, con un lievissimo accenno di liquirizia. Non avrei mai pensato di trovare una simile varietà di aromi in un Carta Blanca di quasi un secolo.

Al palato è morbido ed asciutto, di corpo ed abbastanza avvolgente, con note che richiamano melassa e miele e, sul finale, un lievissimo tocco di mandorla dolce.
Una persistenza, considerato il prodotto, tutto sommato abbastanza lunga e gradevole.

Un Rum che rappresenta l’inizio del Rum come oggi lo intendiamo, una bottiglia che devo dire il vero mi ha stupito ed affascinato.


La storia
Per capire però a pieno di che cosa stiamo parlando, credo sia opportuno fare due passi indietro nella storia e considerare il contesto socio-politico e culturale in cui è stata concepita.
La storia di Bacardi comincia nel 1830 con Facundo Bacardì y Massò, emigrante catalano che all’età di 14 anni si trasferisce a Cuba, per la precisione a Santiago de Cuba, dove vi era una comunità di emigranti catalani.
Egli lavorò da subito per un inglese di nome John Nunes, che aveva in zona una piccola distilleria, ed il suo lavoro consisteva nell’importazione e vendita di vini spagnoli.
Durante questi anni Facundo sviluppò l’idea di aumentare la qualità del distillato locale, il rum, o aguardiente. Aguardiente, letteralmente, significa acqua infiammata, e tutto sommato all’epoca non era molto di più; una bevanda forte, grezza e maleodorante, generalmente bevuta dai più poveri.
Don Facundo cominciò a sperimentare la selezione delle colture di lieviti, la filtrazione a carboni e l’invecchiamento in botti. Il suo scopo era quello di produrre un distillato pulito, morbido e leggero, tale da poter essere bevuto liscio alla stregua del vino.
50-excellent-circular-logos-2009062709592987-bacardi_jpgIl 4 febbraio del 1862, Bacardì, suo fratello ed un mercante di vino francese, unirono le forze ed acquistarono la piccola distilleria vicino Santiago de Cuba per 3500$.
All’inizio la distilleria consisteva in un alambicco di rame e ghisa, alcune vasche di fermentazione e diverse botti di invecchiamento. In breve tempo la distilleria cominciò a produrre circa trentacinque botti di rum al giorno, grazie anche alla posizione, in quanto Cuba era una delle maggiori produttrici di zucchero al mondo, per cui la melassa non mancava di certo.
Probabilmente uno degli aneddoti più noti di questo inizio, è associato al pipistrello nel marchio Bacardi. Si narra che dopo l’acquisto della distilleria, si accorsero che nel sottotetto dello stabile si era insediata una colonia di pipistrelli della frutta e che la moglie di Don Facundo, Amalia, dato che nella credenza cubana questo animale era associato al buon augurio, decise che questo dovesse divenire il logo dell’azienda. Fu una intuizione di marketing geniale, in quanto fino ad allora i Rum non riportavano simboli. In questo modo i Ron di Bacardi divennero presto famosi sull’isola e nel mondo, grazie anche alla riconoscibilità che avevano tramite il marchio, soprattutto per chi non sapeva leggere.
Il rum prodotto da Bacardi, quindi, ben presto assunse popolarità a Santiago e nelle zone limitrofe, arrivando ad aggiudicarsi una medaglia d’oro all’Exposition di Philadelphia nel 1876.
All’incirca in questi anni Facundo decise di lasciare ai figli l’azienda di famiglia.
La Bacardi crebbe in modo velocissimo, cominciando ad esportare il proprio Rum in Europa ed in America, tanto che nel 1919 venne aperta una catena di produzione ed imbottigliamento in Spagna, vicino alla zona di origine di Facundo, che serviva l’intera Europa.
Il proibizionismo degli anni 20 fu una calamità per le vendite di Bacardi, la quale non si dette per vinta, cominciando una campagna pubblicitaria che invitava gli americani a visitare Cuba, la quale divenne il “saloon” dell’America. I turisti cominciarono ad affluire copiosi per bere il rum, fumare il sigaro e passare le notti a giocare nei casinò dell’isola.
In questi anni, visto il successo del decentramento in Spagna, Bacardi decise di aprire una nuova sede anche in Messico per entrare nel mercato dell’America latina.
Quando nel 1933 finalmente venne abolito il proibizionismo, Bacardi era così famoso in America che non esitò a creare una rete capillare di distribuzione. Il tempismo della Bacardi fu perfetto, in quanto nel post-proibizionismo la richiesta divenne elevatissima e solo nel primo anno gli fruttò la vendita di oltre 80’000 casse di rum.
Bacardi capì allora che i tempi erano maturi e che sicuramente una cosa che avrebbe giovato al proprio commercio negli Stati Uniti era di riuscire ad aggirare le imposte doganali. Aprì così una distilleria nell’isola americana di Puerto Rico, nella vecchia San Juan, la quale ad oggi è in parte occupata dalla Distileria Serralles e dal Museo DonQ, in quanto vennè lasciata da Bacardi poco più tardi, dopo la costruzione di una distilleria più grande a Catano, tutt’ora sede della Bacardi.
In questi anni la produzione Cubana di Bacardi, grazie a due grandi leggende del rum,i maestros roneros Corona e Lavighe, divenne una delle migliori al mondo, accanto a quella dell’altro stabilimento di Santiago de Cuba, Matusalem.
L’apertura di una sede a Puerto Rico si rivelò cruciale negli anni a seguire, in quanto i soldi risparmiati in dazi doganali vennerò continuamente reinvestiti e permisero alla Bacardi di reggere alla confisca degli stabilimenti di Cuba operata da Castro nel 1960, dopo la rivoluzione degli anni 50.
Bacardì abbandonò l’isola di Cuba, lasciandovi le sue botti, i suoi alambicchi e i suoi lieviti, nonchè i maestros roneros Corona e Lavigne, che rimasero nella distilleria di Santiago diventata intanto distilleria di Stato, e si stabilì a Portorico.

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